La carta degli oli 2


-          Significa abituare il consumatore all’assaggio preventivo all’acquisto per conoscere e valutare le caratteristiche organolettiche olfatto-gustative, ad es. “sentori erbacei, sentori particolari (mela verde matura, pomodoro verde maturo, mandorla verde o fresca o frutta secca, carciofo-cardo, frutti di bosco, pinoli, rucola, banana, erbe aromatiche) inoltre riconoscere  i fruttati con la percezione olfattiva diretta, l’amaro, il piccante, il dolce,  ecc.

-          Saper confrontare i vari oli, valutare i pregi, i difetti ed eventuali inganni, provare i giusti abbinamenti olio-cibo, leggere le informazioni in etichetta (campagna o annata di produzione, scadenza, luogo di produzione e confezionamento), richiedere tutte le garanzie possibili, la scheda tecnica (cioè i risultati analitici del laboratorio regionale di analisi agroalimentare e fitopatologiche), conoscere le proprietà salutistiche e quelle dannose.
-          Fare un acquisto strategico* per una migliore conservazione casalinga, quindi per la nostra salute, per un risparmio economico, per sfatare i luoghi comuni, i pregiudizi, per saper rispondere alle domande più frequenti, per saperlo usare in cosmesi, utilizzare le foglie come infuso e come farmaco.

* Il periodo migliore per acquistare l’olio è ad inizio annata di produzione (da metà novembre a metà dicembre) dopo la molitura e a filtrazione avvenuta, ovviamente l’acquisto va fatto direttamente in azienda. E’ il periodo per preparare le bruschette, assaggiare il vino nuovo, le castagne e la polenta con la renga.

E’ consigliabile un 1°acquisto di “OLIO NOVELLO” per assaggio ad inizio annata olearia a filtrazione avvenuta, da utilizzare entro 4 mesi dall’estrazione,  il quale presenta un gusto spiccatamente fruttato quasi piccante. Un 2° acquisto più consistente va fatto di olio ” FRESCO” da utilizzare fino a 8 mesi dall’estrazione, quest’olio presenta un sapore meno intenso, più limpido e armonicamente fruttato.


Siamo sicuri della qualità dell’olio!
Allora acquistiamolo cercando di abbassare il prezzo, facendone una scorta nel periodo giusto per la nostra famiglia e per regalarlo ai nostri amici nelle occasioni importanti.

Evitiamo di comprarlo in qualsiasi periodo dell’anno o all’ultimo momento, ritirando dagli scaffali del supermercato quello più costoso anche se bio o quello meno costoso ma molto pubblicizzato; nel punto vendita le condizioni di conservazione* non sono tra le più favorevoli per gli sbalzi di temperatura responsabili di un rapido irrancidimento con conseguente degradazione enzimatica di alcuni costituenti e l’eccessiva luce che provoca fotossidazione e deperimento.
Nel punto vendita l’olio può essere presente sugli scaffali anche per 15-18 mesi, all’avvicinarsi della scadenza cioè “da consumarsi preferibilmente entro” viene messo in offerta a prezzo ridotto, ricordiamoci che con il passare del tempo si determina naturalmente uno scadimento più o meno veloce delle sue caratteristiche chimiche e organolettiche.

In realtà l’olio è una materia che, dalla produzione in avanti, non fa che degradare in modo irrimediabile e che possiamo, tutt’al più, solo rallentare. Fateci caso, e provate a chiedervi il motivo per cui sia le industrie che, di riflesso, la grande distribuzione propongono alla clientela mirabolanti offerte 3x2, 4x2 e passa, proprio a ridosso dell’inizio della campagna olearia.

*Conservazione: basta una settimana trascorsa, per esempio, sul piano della cucina di casa, o in pieno sole nella vetrina del droghiere, per compromettere le qualità organolettiche del migliore degli oli.

Meglio gestirlo a casa propria: travasiamo l’olio nuovo in recipienti di vetro scuro color ambra di piccole dimensioni da utilizzare in tempi brevi; se lo preleviamo di volta in volta dal bottiglione ci sarà contatto con l’aria che porterà rapidamente ad ossidazione e al difetto di rancido*, dannoso per la salute.
Conserviamolo al meglio nella nostra abitazione, in cantina a riparo da sbalzi di temperatura  tra i 14-18°C, il congelamento è deleterio in quanto crea cristallizzazione con conseguente torbidità, al buio e lontano da prodotti che emanano odori come cipolle, agli, salumi, vino, aceto, detersivi profumati o altre sostanze odorose facilmente assorbibili. Evitare di conservare l’olio in luoghi poco riparati (es. in balcone).

*Irrancidimento: flavor caratteristico di melone stramaturo o di zucca (da non confondere con acido), comune a tutti gli oli e grassi che hanno sofferto un processo ossidativo, a causa del loro prolungato contatto con l’aria, la luce e il calore.

“Un olio può essere molto rancido ed avere un’acidità bassissima, così come può avere una elevatissima acidità (ed essere immangiabile) senza essere rancido”
Non è detto che a un olio difettoso corrisponda sempre un’elevata acidità.

Il rabbocco o travaso va fatto in bottiglie perfettamente svuotate, specialmente se già contenevano olio, lavate con acqua calda, acido citrico*e asciugate molto bene al sole prima di riempirle nuovamente.
I migliori contenitori sono il vetro e l’acciaio, mentre i contenitori in ferro o in rame sono attivi catalizzatori delle reazioni di irrancidimento.


*Acido citrico: è un acido più forte dell’aceto e più efficace, è inodore. Comprandolo in polvere nelle drogherie o negozi di enologia e diluendolo si evita di buttare continuamente bottiglie esaurite. Da solo sostituisce 4 prodotti per la casa che sono: disincrostante, anticalcare, brillantante e ammorbidente.




Riepilogo sulla fragilità degli oli
“Gli inconvenienti dovuti alla struttura chimica instabile”

-          Il trascorrere del tempo: è importante conoscere l’annata di produzione e del possibile consumo (entro 18 mesi per legge dal momento dell’imbottigliamento, se lo acquistiamo in azienda diamogli un tempo massimo di 9-12 mesi). Solo gli oli migliori riescono a superare l’anno di vita conservando o affinando le loro peculiarità.

-          La luce: l’esposizione prolungata alla luce diretta, ed in particolare alla luce solare, causa una degradazione ossidativa “fotossidazione” che comporta il viraggio di colore (da giallo/verde a giallo/arancione), rapido deperimento e l’insorgenza di sapori anomali (olio rancido); va tenuto sempre al buio e in bottiglia scura “verde fumè”. A volte le bottiglie di pregio li troviamo coperte completamente da stagnola o da fibre vegetali.

-          Il calore: una temperatura di 22-25°C, accelera i processi d’irrancidimento che avviano la degradazione enzimatica di alcuni costituenti. La temperatura ideale è in cantina non in cucina.

-          L’O2 dell’aria: rischio lasciando la bottiglia mezza vuota o lasciando aperta la confezione dopo l’uso. Ben sigillato, in quanto assorbe gli odori con cui è a contatto. Dopo 10-15 giorni si perdono le proprietà e si irrancidisce con rischi alla salute. La bottiglia quando è iniziata, va preservata svuotandola dell’aria di volta in volta con una pompetta salva olio fornita di più tappi che premuta sul collo della bottiglia crea un sottovuoto (normalmente viene venduta nei negozi di enologia da usare per il vino pregiato).

                                    
                      
Il profilo organolettico e i principali pregi dell’olio

E’ importante saperlo scegliere, perché tutte le malattie hanno una relazione con le ossidazioni, e l’olio buono ha un alto contenuto di polifenoli totali e tocoferoli (il 90% è nella forma α = vitamina E) con poteri antiossidanti

-          Con l’olfatto e il gusto durante l’esame organolettico possiamo percepire pregi e difetti.

-          Il colore non è un parametro di valutazione della qualità dell’olio ma solo per della tipicità. Il colore di ogni olio è determinato da clorofille e caroteni. Le prime, pigmenti veri e propri, conferiscono all’olio il caratteristico colore verde che può virare al giallo più o meno intenso a seconda del contenuto in caroteni. Viraggi verso il rosso sono dovuti ad ossidazioni che comunque polifenoli e tocoferoli tendono ad impedire naturalmente.

IL FRUTTATO-IL PICCANTE E L’AMARO, sono tre aspetti che fanno la qualità dell’olio e che, a differenza del comune sentire, non sono elementi di difetto, ma caratteristiche vere e proprie di pregio, che derivano dalla composizione varietale, dal grado di maturazione delle olive e dalle tecniche di molitura.


IL FRUTTATO è una percezione diretta olfattiva di frutta fresca, è la più importante caratteristica per classificare un olio come extravergine di oliva. Di solito si percepisce subito quando annusiamo, la sensazione ricorda l’odore e il sapore del frutto sano e fresco raccolto al giusto grado di maturazione.
Il fruttato verde “fresco”, è un fruttato intenso da olive raccolte acerbe, l’odore è di olive acerbe schiacciate con le dita, raccolte ad inizio campagna olearia (dai primi di novembre a metà dicembre), appena invaiate* cioè di colore verde-viola, contengono un maggiore quantitativo di polifenoli e l’olio presenta una acidità molto bassa.

Il fruttato maturo “vecchio”, meno intenso del precedente, da olive raccolte mature,                schiacciate con le mani e annusate, si notano sentori di erba fresca appena tagliata o di foglia di ulivo. Gli oli ottenuti da olive mature perdono velocemente molte delle loro caratteristiche (fruttato, amaro, piccante e aumentano di acidità) e l’olio diventa una sostanza grassa, dolciastra, che unge, invece di condire i cibi.

L’AMARO è un sapore caratteristico dell’olio ottenuto da olive verdi o appena invaiate*, quindi è un carattere positivo, è la principale sensazione gustativa, si percepisce nella parte posteriore della lingua sulle papille calciformi, dopo pochi secondi, appena l’olio è messo in bocca e può essere più o meno persistente. E’ dovuto alla presenza di un numero elevato di composti fenolici (polifenoli) e dei tocoferoli (sono i costituenti della vitamina E), entrambi con poteri antiossidanti.
Questi preservano sia l’olio che le cellule dell’organismo umano dall’ossidazione e quindi dal naturale invecchiamento. Maggiore è la quantità di polifenoli e tocoferoli presenti nell’olio, più lunga sarà la conservazione “anche due anni” sono una caratteristica degli oli fruttati intensi.

*Fase dell’invaiatura =  giusta maturazione: è la fase in cui il colore della buccia và dal verde al rosa-viola in cui passano i frutti di ogni varietà prima della maturazione completa. Varia a seconda delle cultivar e dell’ambiente di coltivazione. L’invaiatura però non deve essere profonda, ovvero arrivare fino al nocciolo; in tal caso, con il progredire dell’invaiatura profonda, si avviano processi di degradazione delle strutture cellulari, per attività enzimatiche naturali, che portano alla rottura di quegli involucri cellulari detti vacuoli all’interno dei quali si trova la maggior parte dell’olio del frutto. Nel vacuolo l’olio è del tutto isolato dall’ambiente che lo circonda, ma se le membrane che lo delimitano si rompono, l’olio si mescola con l’acqua di vegetazione e con gli enzimi che essa contiene formando emulsioni che provocano perdite di prodotto e la comparsa di odori sgradevoli nell’olio. Una maturazione avanzata comporta inoltre una diminuzione della componente aromatica dell’olio. E’ il momento considerato più conveniente per ottenere un olio di alta qualità. Alla raccolta deve seguire al più presto la frangitura per ottenere un olio dall’acidità molto bassa, ricco di sapori e di aromi, e con un colore tendente al verde.

IL PICCANTE è una percezione caratteristica degli oli ottenuti da olive ancora verdi, anch’esso quindi, è un carattere positivo. E’ una sensazione gustativa che si avverte sulla lingua, in gola si ha un pizzicore tipo peperoncino “tattile pungente” dovuta alla presenza di polifenoli. Si percepisce con la tecnica dello strippaggio. L’amaro e il piccante di un olio, possono essere considerati i marcatori dei polifenoli (antiossidanti), quindi, più un olio è amaro e piccante, più alto sarà la percentuale di sostanze antiossidanti in esso contenute.

IL DOLCE è una sensazione gustativa, l’olio non ha zuccheri, per cui viene definita una falsa sensazione. E’ una sensazione globale d’impatto che viene percepita appena l’olio si mette in bocca, significa assenza di spiccate caratteristiche di amaro e piccante, non sentiamo la nota amara sul fondo della lingua.

L’ACIDITA’ è un parametro chimico che non può essere percepito dalle  papille gustative del nostro palato ma solo da indagini di laboratorio. Indica il maltrattamento subito dalle olive prima della macinazione fino al tempo di molitura. Quindi, se un olio “gratta”  in gola, tale sensazione non è data dall’acidità, ma bensì dall’alto tenore di polifenoli (antiossidanti) che l’olio contiene.

IL SALATO nell’olio non ci sono sali che possono stimolare la zona della lingua sensibile al salato.

Avvicinare le persone all’analisi sensoriale
Alcune semplici regole per gli abbinamenti olio-cibo, quelli tradizionali e quelli innovativi, escludendo la presenza di difetti nell’olio.
In Italia gli utilizzi dell’olio d’oliva extravergine nelle preparazioni culinarie sono illimitate, e vanno dagli antipasti alle salse, dalle minestre fino agli arrosti e a tutti i piatti tipici delle tradizioni regionali, comprese pizze e focacce: un vero e proprio patrimonio di sapori caratterizzato dalle molteplici qualità degli oli tipici delle zone di produzione. Insalate cotte o crude, minestroni, paste e fagioli, fave e cicoria, bagnetto piemontese, pesto, friselle pugliesi, semplici bruschette, raffinate maionesi, sono solo alcune delle ricette che necessitano l’impiego dell’olio a crudo. Laddove è richiesto l’uso a caldo, l’olio d’oliva è insostituibile sostegno che accompagna morbidamente i diversi tipi di cottura.
L’olio a tavola va cambiato come il vino, l’abbinamento al cibo va fatto in relazione all’intensità delle note fruttate con le quali l’olio si manifesta all’assaggio. Nella tecnica di abbinamento con il cibo va applicato il principio della concordanza cioè le caratteristiche organolettiche devono corrispondere, devono essere in equilibrio e il principio della discordanza “contrapposizione”.
Vanno provati più volte i vari abbinamenti e fatte le dovute riflessioni. Un abbinamento corretto è quello in cui le caratteristiche organolettiche del cibo non sovrastano quelle dell’olio e viceversa.
La valutazione organolettica dell’olio viene effettuata praticamente solo con il senso dell’olfatto. Negli oli sono presenti naturalmente delle speciali molecole molto complesse di sostanze chimiche diverse (le sostanze aromatiche) che sprigionano degli aromi nell’aria liberandosi in forma gassosa e recepiti dai recettori olfattivi delle nostre cavità nasali. L’odore piacevole identifica la buona qualità.
 Attraverso questa “via indiretta” percepiamo il fruttato, con l’assaggio in bocca “via diretta” e la tecnica dello strippaggio-retronasale attraverso le papille del fondo della lingua percepiamo l’olio come dolce  (falsa sensazione che si ha in assenza di amaro e piccante) e maturo.
Note sull’olfatto
l’olfatto stimola una sensazione di piacere anche in modo indiretto, con una memoria che associa a ogni odore un’immagine emozionale. Quando l’odore viene risentito, anche dopo anni, la memoria olfattiva attiva il sistema endocrino per riprodurre l’emozione o lo stato d’animo che accompagna lo stesso odore nel passato. Queste memorie sono trasmesse insieme al patrimonio genetico e possono anche essere oltre che personali anche culturali.
Il linguaggio olfattivo è spesso più eloquente di un discorso e può determinare, al di là di ogni logica, l’esito di un’interazione. Del resto il cibo che emana un buon odore è ritenuto appetibile e può far venire l’acquolina in bocca, ma se il suo odore è sgradevole viene rifiutato.

E’ un invito scoprire e a valorizzare il senso dell’olfatto per conoscere meglio se stessi, i propri gusti e sentire il profumo del mondo.
Gli assaggiatori di olio effettuano – come i sommelier nel vino- l’analisi organolettica sensoriale
I FRUTTATI LEGGERI
Sono in prevalenza gli oli cosiddetti dolci, i Liguri varietà Tagiasca (hanno un numero bassissimo di polifenoli e vanno consumati dopo pochi mesi dalla produzione), quelli del lago di Garda, del nord Toscana “tipo Lucchesia”, della Sicilia sud occidentale “Monte Etna”, dell’alto Crotonese e di Lamezia in Calabria, il DOP-Bio Colli Martani dell’Umbria, del Cilento e quelli Molisani.
Accostamenti con le pietanze
-         Abbinamento in concordanza: la dolcezza e la grassezza intensa dell’alimento di una preparazione gastronomica devono essere bilanciate con la percezione di dolce e maturo dell’olio.
-         Abbinamento in discordanza: il sapore acido di un alimento deve essere bilanciato con il sapore dolce dell’olio.
I F.L. sono ideali a crudo per condire verdure fresche, pasta in bianco, sui bolliti, zuppe di legumi, pesce crudo o cotto al vapore, pesce lesso o  sogliola cotta al vapore, crostacei, frutti di mare, insalate delicate, minestroni e risotti delicati, formaggi freschi, pasta fredda, carni bianche in pinzimonio o ai ferri, maionese e salse bianche dai “sapori tenui”, insalatine novelle, fritti di pregio, ottimo per la preparazione dei sott’oli*, spaghetti alle vongole, maionese, frittelle di mele, dolci, gelato alla nocciola, kaki, piatti con marcate sensazioni dolciastre quali patate o zuppe di porri o cipolle, ottima la sua performance in pasticceria, ecc. 
*Sottoli: molte verdure e molte carni si possono conservare sott’olio grazie alla capacità dell’olio di isolare bene dall’aria l’alimento e mantenerlo tenero (quindi non serve seccare quello che si vuole conservare) riducendo al contempo il contenuto in acqua che ne favorirebbe il deperimento. Si precisa che, per essere messo sott’olio, un alimento deve essere preventivamente cotto o acidificato o salato per eliminare la carica batterica normalmente presente e deve comunque essere attentamente verificato prima del suo consumo se conservato per periodi lunghi (alcuni mesi).

I FRUTTATI MEDI
Sono in prevalenza quelli degli oli Umbri, del Bruzio in Calabria, della collina di Brindisi, del Molise, dell’Aprutino-Pescarese DOP-Bio in Abruzzo, Dop-Bio Colli Martani dell’Umbria, delle colline Teatine, del Veneto, della Tuscia in provincia di Viterbo. Prevalentemente fruttati medi verde, amari e piccanti medi, presenti nelle monovarietali frantoio, leccino, pendolino, moraiolo e maurino.
Accostamenti con le pietanze
-          Con piatti di media struttura, minestre di verdure, zuppe di orzo, legumi, pesce e carni bianche, insalate, verdure lessate e grigliate, pinzimoni, riso in bianco, carni in umido, cacciagione, carni ovine e caprine, ripieni di verdura, primi piatti a base di pesce, formaggi caprini freschi, zuppa di fagioli e finocchietto, zuppa di asparagi e farro, ravioli di ricotta, minestra di ceci e castagne, ecc.
I FRUTTATI INTENSI
La categoria più ambita “come nel pugilato i pesi massimi”. Ricordano le olive acerbe, frutta e verdure acerbe, sono oli molto aromatici, decisamente amari e piccanti.
Le zone degli oli F.I. sono in prevalenza quelli dei colli Martani in Umbria, dell’alto Lazio e dell’Umbria meridionale, dei  Monti Iblei DOP “Sicilia Sud Orientale” sottozona Gulfi, un tipico fruttato verde, Dop-Bio Colli Martani dell’Umbria, Valle del Bellice, Val di Mazara, Valli Trapanesi, Terra di Bari, Terra d’Otranto, Colline Salernitane, il Canino, le province interne della toscana, l’IGP Toscano, il Chianti classico, Terre di Siena, la Brisighella, le Colline di Romagna, il Tergeste DOP Trieste, ecc.
Accostamenti con le pietanze
Tanto più un alimento è aromatico, saporito, tanto più l’olio deve essere fruttato. In presenza di una forte speziatura l’eventuale percezione di piccante dell’olio contribuirà all’armonia dell’abbinamento olio-cibo. Anche in presenza di un amaro intenso dell’alimento deve essere bilanciato con l’amaro dell’olio. In generale va usato con piatti sostenuti, con cibi di grande struttura e sapidità, in modica quantità.
-          Con piatti molto strutturati,  a crudo su zuppe di legumi (fagioli, cicerchie e ceci) in Molise detta “pezzente” e minestre di legumi, primi piatti saporiti, pizza, pasta e fagioli, spinaci, raperonzoli, crispigni, bolliti e saltati con olio e aglio, antipasti di crostacei, carne e pesce arrosto o alla griglia o ai ferri o alla fiorentina, tagliate e grigliate di carne rossa, stufati e stracotti, formaggi stagionati, misticanze d’insalate, pesce spada e tonno alla brace o affumicati, aragosta e granseola, bresaola speziata, carpacci di carne rosse e pesce, carni grigliate pinzimonio, pinzimoni aromatici, ricotta fresca, fagioli all’uccelletta, pappa di pomodoro, bruschette e panzanella, cavolo ribollito, zuppe di lenticchie e farro, orecchiette con cime di rapa, pasta e broccoli, tagliata con rucola, carni in tegame, salse, cereali, umidi di carne, verdure ed erbe selvatiche alla griglia, ribollite, insalate di campagna, bruschette, cacciagione, formaggi pecorini stagionati, scamorza salata, tortino di melanzane, insalata di seppie, pappardelle alla bottarga, pesci saporiti in zuppa, minestre dal sapore deciso e nel pinzimonio, anche sul petto di pollo non aggiungendo né sale né aceto, consigliato anche per preparare sughi a base di carne, ecc.

La bruschetta invernale: oggi è riesumata in qualche sagra paesana o in famiglia per un antipasto spizzioso e veloce (spicchio d’aglio, pizzico di sale, una fetta di pane di grano duro a lievitazione acida lenta e un goccio d’olio novello), in realtà era il sistema per appurare se il raccolto era soddisfacente al palato e all’olfatto, senza ricorrere all’analisi chimica dell’acidità.

Menù di una cena e abbinamenti con un tris di oli
Antipasto
Terrina di melanzane con pomodori ciliegini  (fruttato leggero)
Primo piatto
Orzo e fagioli (pochissimo fruttato intenso)
Secondo piatto
Tacchino servito su letto di rucola con verdure al tegame (fruttato medio)
Dolce
Tortino di ricotta con salsa alle fragole (fruttato leggero)



La scheda tecnica “le analisi di laboratorio”
e  la composizione chimica

Acidita’: identifica la percentuale di acido oleico libero generato da processi ossidativi, più è alto il suo valore più l’olio (anche se giovane) si deteriora velocemente.
Nell’olio extravergine di oliva il suo valore non può essere superiore a 0,8 mg/100 g di olio. E’ preferibile l’acquisto di un olio con bassa acidità, cioè ≤ 0,3%.
Non è obbligatorio riportarla negli ingredienti in etichetta; non si rileva con l’assaggio ma solo con l’analisi chimica e non va confusa con la sensazione di piccante che è un pregio.

Numero di perossidi: sono composti chimici naturali, instabili e facili alla decomposizione. Costituiscono l’indice dello stato di irrancidimento ossidativo e di invecchiamento dell’olio. La legge consente di raggiungere il valore massimo di 20 mEq/O2 Kg ma un buon olio non dovrebbe superare i 7-8 mEq/O2 Kg che significa ottimo stato di conservazione o serbevolezza. Più basso è l’indice dei perossidi, migliore è la qualità dell’olio e minore è stato il suo stress ossidativo.

Analisi spettrofotometrica (assorbimento nell’ultravioletto alle lunghezze d’onda): sono degli esami in cui si scoprono le possibili manipolazioni subite dall’olio; servono per escludere la miscela con altri oli “vergini” con “raffinati”.
Più sono bassi più sono sicuri
-          Estenzione specifica K 232   2,50
-          Estenzione              K 270   0,20
-          Determinazione del Delta K   0,01 (meglio se inferiore o addirittura negativo)
-          Cere (ppm)   250


I composti fenolici-biofenoli: queste sostanze prevengono le reazioni di ossidazione a carico degli acidi grassi, soprattutto insaturi, proteggono l’olio da alterazioni (irrancidimento). Stessa attività hanno nell’organismo umano, dove inibiscono la formazione dei radicali liberi, prevengono l’ossidazione degli acidi grassi insaturi presenti nella membrana, causa dell’invecchiamento cellulare. Inoltre, ad alcune sostanze è riconosciuta una specifica attività nell’organismo umano (come l’attività antinfiammatoria simil ibuprofene esercitata dall’oleocantale*) . Alcuni di questi composti fenolici sono responsabili della sensazione di amaro e piccante, indici di qualità (in quanto testimoniano la presenza di questi antiossidanti naturali). Durante la conservazione i composti fenolici diminuiscono a seguito del loro “sacrificio” nell’espletamento dell’attività antiossidante. Di conseguenza anche l’amaro ed il piccante si attenuano. Devono essere alti > 200 mg/Kg, meglio se si attestano sopra le 400 ppm, quindi ne sono ben provviste.

*L’Oleocantale, nome che sta ad indicare che si tratta di un aldeide (ale), che deriva dall’olio di oliva (oleo) e che è pungente (canth), la cui scoperta si deve al prof. Gary Beauchamp del Monell Chemical Senses Center di Philadelphia. E’ il componente responsabile del sapore pungente che si avverte in gola gustando un buon piatto condito con questo prodotto “fresco”. L’oleocantale conferisce all’olio d’oliva proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche.

Vitamine e pigmenti:  le vitamine presenti nell’olio sono I TOCOFEROLI (quello ad attività biologica più spiccata è l’a-tocoferolo costituente della vitamina E) dotato di una spiccata capacità antiossidante dei grassi, rappresenta una perfetta trappola per i radicali liberi in grado di svolgere un ruolo di protezione soprattutto nei confronti degli acidi grassi polinsaturi che sono i più sensibili all’ossidazione. Inoltre svolgono un’attività biologica a carico della fertilità. Rilevante è la presenza dei caroteni: il β carotene che è il precursore della Vitamina A. I caroteni, insieme alle clorofilla determinano il colore dell’olio.

Gli acidi grassi totali
-          La distribuzione degli acidi grassi nell’olio da olive è quella che, fra tutti gli oli, più si avvicina alla composizione del grasso nel latte materno.
-          Alta percentuale di acidi grassi monoinsaturi (acido oleico=omega9): è la principale caratteristica che li distingue dagli oli di semi (65-85%) meglio > 75%.
-          Basso contenuto di acidi grassi saturi (acido palmitico e stearico 8-22 %)
-          Modesto contenuto di acidi grassi polinsaturi: acido linoleico* e linolenico (6-10 %)

* Un grasso, componente essenziale per la vita dei mammiferi, non sintetizzabile dal nostro organismo “deve essere ingerito con gli alimenti” contenuto nell’olio attorno al 10%,  la dose ottimale per l’uomo sano. E’ di particolare efficacia per lo sviluppo del sistema nervoso centrale nella prima infanzia perché questa quota è pressocchè  identica a quella contenuta nella frazione lipidica del latte materno (8%), il medesimo apporto lipidico di una poppata. Il cervello  contiene un’alta percentuale di grassi quindi apportiamo un valido contributo al mantenimento delle funzioni cerebrali e alla produzione di ormoni.

I composti volatili
A questo gruppo appartengono classi di composti diversi (ne sono state identificate oltre 200 nell’olio di oliva), fra cui eteri, aldeidi, idrocarburi, a basso peso molecolare. Sono i responsabili delle sensazioni olfattive che determinano il fruttato dell’olio.


Gli idrocarburi olefinici
Fra di essi troviamo lo SQUALENE*, presente in quantità elevate (circa 1,5 mg/Kg). Il suo nome deriva dal fatto che fu trovato in enorme quantità e isolato per la prima volta nel grasso del fegato degli squali. Lo si trova nell’olio di germe di grano, in quello di palma, di amaranto, di crusca di riso, ma in special modo nell’olio extravergine di oliva. Si è visto che con il progredire della maturazione delle olive questa componente tende a diminuire.

*Lo squalene è presente anche per circa il 12%, nel secreto delle ghiandole sebacee dove svolge una funzione antiossidante protettiva del derma, sul quale stende un velo che trattiene la naturale umidità della pelle contro le radiazioni solari, alla stregua di un filtro biologico. Protegge lo strato corneo della pelle contro la penetrazione di agenti esogeni quali prodotti chimici, detergenti, traumi, ecc.

Le creme antirughe a base di olio extravergine di oliva ripristinano sulla pelle impoverita dall’età il giusto livello di squalene, che forma il film idrolipidico di protezione della cute.

Negli ultimi 15 anni numerosi ricercatori hanno evidenziato che lo squalene può contribuire alla già nota attività anticancerogena riconosciuta all’olio extravergine di oliva.

 Olio di oliva per la medicina e la cosmetica
L’olio oltre ad essere importante per i suoi principi alimentari insostituibili, veniva utilizzato anche come ottimo detergente, tanto che i pescatori mediterranei lo usavano per pulirsi i piedi e le caviglie dal catrame delle spiagge sempre più inquinate. Nella zootecnia (bovini e capi ovini) durante la stagione invernale forniva, con foglie e rametti, foraggio fresco. Le stesse morchie venivano usate come cosmetici zootecnici per ungere e lucidare unghie e zoccoli del bestiame nonché emollienti dei finimenti e bardature.

L’olivo è la pianta solare di maggiore interesse per la salute, esso abbassa la pressione per vasodilatazione periferica senza alcun effetto cardiodepressore.
Il sole, donatore di calore e luce, espansione nello spazio, estroversione, incarnazione, ed equilibrio. Per le sue spiccate qualità solari l’olio d’oliva rappresenta “il calore del corpo umano” e porta “la luce della vita”.
Ricordiamoci che i principi attivi vegetali sono anch’essi farmaci.
-          Riduce il rischio cardiovascolare perchè
a)      Abbassa il colesterolo cattivo ed eleva il colesterolo buono
b)      Riduce la pressione sistolica
-          Protegge dal rischio del cancro della laringe e del seno nella donna
-          Ha blanda azione lassativa (10-30 ml) e coleretica (utile in caso di colecistiti e colelitiasi)
-          Ha azione emoliente ed è utile per ammorbidire eczemi secchi e placche psoriasi che
-          Favorisce l’equilibrio del sistema nervoso, immunitario, il ricambio dei tessuti e l’assimilazione delle vitamine liposolubili (A,D,E,K).
-          Previene la formazione delle smagliature
Dose quotidiana: 40-50 grammi       
Come usarlo
    Ricchissimo di vitamina E che contrasta l’invecchiamento delle cellule causato dai
    radicali liberi, l’olio di oliva è costituito dagli stessi trigliceridi che formano il sebo della
    cute. Per tale motivo è stato riscoperto nelle linee di cosmesi e attenua le antiestetiche
    macchie della psoriasi, per contrastare fenomeni d’invecchiamento e di desquamazione..
1.      Rientra tra i “cosmetici commestibili” per i principi attivi che svolgono un’azione  idratante, emollienti, protettive, seborestitutiva, antirughe, rassodante, antismagliature, restituendo alla pelle il necessario nutrimento e la luminosità che la mantiene vitale.
E’ il principale protagonista nella cosmesi naturale per le sue elevate proprietà emollienti e ammorbidenti, dal tempo degli egizi fino ad oggi. Per millenni, prima dell’invenzione dei punti di sutura, veniva anche usato come cicatrizzante delle ferite da taglio. Utile contro pruriti, dermatosi, arrossamenti e per prevenire screpolature.
Le principali funzioni cosmetiche attribuite ai principi presenti nell’olio d’oliva:
-               OLEUROPEINA: esplica un’intensa azione antiossidante per la protezione della
     superficie cutanea e regola il rinnovamento cellulare;
-               OLEOCANTALE: presente solo nell’olio d’oliva; svolge un’azione lenitiva;
-               FITOSTEROLI: principi noti per la loro attività “bioattivante”; nutrienti naturali della
     pelle, apportano una complessiva sensazione di benessere;
-               EFA [Essential Fatty Acids] e Squalene: sono componenti dotati di grande affinità per la
     pelle; svolgono un importante ruolo nella regolazione dell’idratazione cutanea e nella
     protezione antiossidante dai fattori di aggressione ambientali; si prendono cura della
     pelle rendendola più morbida ed elastica.
2.      Si presta all’uso esterno; per esempio, mescolato con aglio per massaggiare le parti colpite da distorsioni o dolori reumatici.
3.      Pulizia del viso con acqua e olio:
      ingredienti
     (1 cucchiaino di acqua minerale non gassata, ½ cucchiaino di olio extravergine di oliva)
     come si usa
     impregnate un batuffolo di ovatta con l’acqua e l’olio, e passatelo ripetutamente sul viso
     e sul collo. Sciacquatevi con acqua tiepida e asciugate la pelle con un asciugamano
     pulito; passate con cura l’asciugamano anche sulle palpebre, per eliminare eventuali
     residui di olio che potrebbero entrare negli occhi e dare un po’ di fastidio.
     Facile e velocissimo, è un sistema efficace che ha anche il vantaggio di idratare la pelle,
     combattere i punti neri e riequilibrare le pelli miste (grasse/secche).
4.      Una cura con l’acido azelaico, un acido contenuto nell’olio d’oliva, a seguito della sua esposizione al sole, si è dimostrata efficace contro l’acne giovanile. Può essere protratta nel tempo come mantenimento e prevenzione.
5.      Togliere il mascara dagli occhi: hai finito il detergente specifico? Metti un po’ di olio d’oliva, il migliore, oppure di mandorle dolci su un batuffolo e sfrega bene tenendo gli occhi chiusi.
6.      L’olio di oliva è utile per massaggi in caso di eczemi, irritazioni della pelle, caduta dei capelli perché riesce a nutrire in profondità il bulbo pilifero, mantenendolo in buone condizioni e irrobustendolo (massaggiare il cuoio capelluto con olio tutte le sere, lasciandolo agire la notte. Lavate i capelli la mattina). I bambini rachitici e anemici possono essere frizionati su tutto il corpo con l’olio di oliva.

7.      Uno o due cucchiai di olio extravergine di oliva presi al mattino a digiuno giovano moltissimo a tutti coloro che soffrono di colite, di stitichezza, di insufficienza epatica e di calcoli. In questo caso, è opportuno che all’olio sia aggiunto il succo di mezzo limone.
8.      Unghie fragili: per rinforzare le unghie, fare un impacco ogni sera con una miscela d’olio leggermente riscaldato e succo di limone. Indossare guanti di cotone leggero e lasciare agire tutta la notte. Oppure un’ottima cura consiste nel tenere le unghie a mollo in una scodella piena di olio tiepido. Hai sempre fretta? Fallo di sera, mentre guardi un film in tivù.

9.      Otite: con l’aiuto di un bastoncino cotonato, far penetrare nell’orecchio un po’ d’olio d’oliva mischiato a quattro gocce di olio essenziale di lavanda, lasciare agire fino alla scomparsa del dolore.

10.  Massaggi anticellulite: ottimo lubrificante e buon levigante, prima di lavarsi, frizionare anche energicamente glutei e cosce con abbondante olio tiepido unito a una manciata di sale grosso da cucina.

11.   Avere la pelle vellutata: prima di fare la doccia, ungiti d’olio, poi insaponati con il sapone di Marsiglia e, infine, sciacquati bene. Ti ritroverai con una pelle pulita, soffice e ben idratata.

12.   Fare un impacco ai capelli: tinte e colpi di sole hanno inaridito la chioma? Dopo lo shampoo, tampona l’acqua in eccesso, ungi bene la testa con l’olio, avvolgila in un asciugamano e vai a dormire. Il mattino dopo, sciacqua bene con acqua calda e asciuga come al solito. Utile contro la caduta dei capelli, perché riesce a nutrire in profondità il bulbo capillifero, mantenendolo in buone condizioni e irrobustendolo. Protegge il cuoio capelluto dalla forfora, mescolato con henné neutro e un tuorlo d’uovo rappresenta un vero e proprio impacco rigenerante per avere una chioma sana e fluente. Se, invece, i capelli sono opachi e poco lucidi, è possibile adoperarlo assieme al succo di limone.

13.  Pelle secca: applicare l’olio tutti i giorni direttamente sulle zone secche. Cura desquamazioni e attenua anche le antiestetiche macchie, dona elasticità, morbidezza e luminosità, più delle varie “cremine”, spesso inutili, costose e quasi tutte testate sugli animali. L’olio può essere profumato con l’aggiunta del più gradito olio essenziale.

14.  Una vera maschera d’urto per la pelle secca: può essere composta da un cucchiaino d’olio d’oliva unito a un tuorlo d’uovo sbattuto e ad un cucchiaino di miele. Usato da solo, l’olio d’oliva risulta efficace per le pelli grasse.

15.   Evitare i rossori post depilazione: quando hai fretta e devi depilarti con il rasoio, prima stendi un po’ di olio d’oliva sulle gambe. Avrai la pelle liscia e senza rossori.

16.   Rimedi popolari
      Scottature: si batte il bianco di un uovo, si mescola con tre cucchiaini da caffè d’olio    d’oliva e si batte tutto.
                Stitichezza: 1 cucchiaino d’olio d’oliva più qualche goccia di limone e sale. Dopo bere un bicchiere d’acqua.
Screpolatura delle mani: 1 tuorlo, 1 cucchiaino da caffè d’olio d’oliva, succo e polpa di mezzo limone. Mescolare il tutto. Spalmare .Mettere dei guanti di cotone per la notte.
               Ulcera dello stomaco: un cucchiaino d’olio d’oliva a digiuno.
 Otalgie (olio ferrato): versare l’olio d’oliva in un cucchiaio d’acciaio. Porre a friggere un chiodo di ferro o di acciaio, tenendo il manico con una presina. Dopo 2 minuti si toglie il cucchiaio dal fuoco, si fa raffreddare l’olio fino a che diventa tiepido. Si imbeve un batuffolo d’ovatta nell’olio e lo si dispone nel condotto uditivo senza approfondirlo troppo. Normalmente dopo 15-30 minuti si inizia ad avere giovamento. Controindicato in caso di otite con timpano perforato.

17.  Altri rimedi

                  Spolverare: metti un paio di gocce di olio su uno straccio di flanella. Così potrai
                  raccogliere meglio la polvere.
                  Lisciare il pelo del gatto: se aggiungi qualche goccia di olio nella pappa del gatto (ma
                  dev’essere pochissimo), il suo pelo non si arrufferà più.
                  Lucidare l’acciaio: l’olio di oliva è molto meno abrasivo di tanti detergenti in
                  commercio. In più, è protettivo. Versane qualche goccia con un panno, poi strofina bene
                  la pentola o gli utensili.
                  Eliminare i residui di cera: se, prima di infilarci la candela, metti una goccia di olio nel
                  portacandela, potrai togliere i residui con grande facilità.

 Le foglie  (www.leerbedeldrbond.it) sono un rimedio sicuro nel reumatismo, nella gotta
             catarri intestinali, soprattutto per abbassare la pressione sanguigna elevata, senza
             fastidi o intolleranze. Nell’uso antico dell’ulivo, le sue foglie, ad esempio venivano
            bruciate nelle stanze per portare pace e tranquillità, per lo stesso motivo venivano messe
            negli armadi. Ad Atene le spose indossavano una ghirlanda di ulivo per favorire la
            fertilità.
Effetti IPOTENSIVI (regolano la pressione sanguigna)
Effetti DIURETICI (per aumentare la secrezione urinaria) utile nella gotta, nel
reumatismo e nell’obesità).
Effetti IPOGLICEMIZZANTI (riducono riducono il livello degli zuccheri nel sangue).
Effetti ASTRINGENTI  (regola la consistenza delle feci).
Effetti ANTIOSSIDANTI

Un tempo il decotto veniva utilizzato come febbrifugo, leggermente antisettico, vasodilatatore e buon regolatore della pressione arteriosa. Diuretico e antinfiammatorio, combatte acidi urici, gotta e reumatismi.
Nelle foglie d’olivo ci sono ACIDI GRASSI POLINSATURI, ALFA-INOLEICO, che riducono il  colesterolo LDL.

“Si raccolgono in inverno, devono essere perfettamente integre e  provenienti da piante non trattate”


Proprietà delle foglie: vasodilatatrici periferiche e protettive coronariche, ipotensive (indicate in soggetti con tendenza al diabete o a scompensi epato-pancreatici), diuretiche, febbrifughe, ipocolesterolemizzanti e antidiabetiche). Masticate giovano alle ulcere della bocca.

                        Infuso o tisana di foglie d’olivo: bere mezzo litro al giorno di infuso di foglie d’olivo per
                         ridurre il  livello degli zuccheri nel sangue, il colesterolo e ridurre la pressione sanguigna
                         Per ridurre  in modo naturale una febbre leggera,  far  bollire un litro d’acqua, buttarvi 70
                         gr. di foglie d’olivo e lasciarvele per 24 ore. Filtrare e bere tutto l’infuso in una giornata.
                         Tipica di tutte le piante ricche di principi amari, non a caso, un tempo, dell’olivo si faceva
                       largo impiego per curare la malaria.
                       Un infuso più concentrato: si utilizza per impacchi su piaghe e ferite, come detergente e
                       cicatrizzante.

1.      Ipertensione (decotto): versate 2 cucchiaini di foglie di ulivo- anche fresche e che avrete lavato- in ¼ di litro di acqua bollente. Lasciate riposare coperto per 10 minuti. Filtrate e bevetene una tazza ogni sera, addolcendola all’occorrenza con un po’ di miele. Per sortire qualche risultato è bene continuare per almeno 3 settimane..
2.      Reumatismo (decotto): far cuocere per 10 minuti in un litro d’acqua 50 gr. di foglie d’olivo. Lasciar intiepidire il decotto, filtrarlo e sorseggiarlo durante una giornata.



                                   


AMBITO REGOLAMENTATO: DOP, IGP E BIOLOGICO
TUTTI CONFORMI AD UN DISCIPLINARE CON PROPRIE REGOLE

DOP: denominazione di origine protetta, marchio assegnato dalla CE.
Tutti i passaggi della filiera al 100% sono legati al territorio, qualità e caratteristiche
sono dovute essenzialmente o esclusivamente ad un particolare ambiente geografico. La
normativa è stretta, sia per la produzione che per la trasformazione  e la elaborazione del
prodotto agricolo che devono avvenire in una zona geografica delimitata. Ad es. la Dop
della zona Aprutino-Pescarese dell’olio “Le Magnolie”e la Dop Umbria Colli Martani  da agricoltura biologica.

IGP: indicazione geografica protetta, marchio di qualità la normativa è meno stretta rispetto alla Dop. L’unico olio Igp italiano è quello toscano. Basta una sola caratteristica della Dop (la produzione e/o la trasformazione e/o l’elaborazione che avvenga su territorio). La materia prima potrebbe provenire anche dall’estero. L’Igp toscano dà più peso alle tecniche di produzione rispetto al vincolo territoriale. Qualità e caratteristiche possono essere attribuite a tale area geografica determinata “la Toscana”. Non garantisce la provenienza delle olive. Può essere prodotto in altre regioni ma confezionato in Toscana.

Prodotti biologici: sono sottoposti ad un regime di controllo europeo (Reg. CE n.834/2007) molto stretto, stabilito per legge che ne verifica la conformità a specifiche regole produttive. La certificazione bio garantisce l’assenza di prodotti di sintesi in tutte le fasi di produzione.


ATTTENTI AI PREGIUDIZI

Con l’intendo di “demolire” alcuni dei più comuni pregiudizi sull’olio extravergine di oliva, vi proponiamo il gioco del vero o falso.

1.     L’olio extravergine di oliva è più grasso dell’olio di semi.
FALSO!
Tutti gli oli contengono la stessa quantità di sostanza grassa 100% e apportano 9 K/cal per grammo. L’olio extravergine di oliva non è più calorico di quello di semi e poiché risulta più saporito e più denso* ne basta una minore quantità, poche gocce “risparmio di calorie” bastano per rendere gustoso e appetibile qualsiasi alimento..
*Se alcuni oli di semi appaiono più fluidi è solo perché hanno una percentuale più elevata di acidi grassi polinsaturi, quindi è la struttura chimica che ne determina la maggiore “fluidità”.


2.     L’olio extravergine di oliva è più pesante e quindi meno digeribile degli oli di semi.
FALSO!
L’olio extravergine di oliva è più digeribile degli oli di semi. Nella scala della digeribilità degli oli vegetali presenta il coefficiente più elevato: olio extra vergine di oliva=100, olio di girasole=83, olio di arachide=31, olio di sesamo=57, olio di mais=36  Non ha controindicazioni ed è consigliato anche nella dieta del lattante. L’elevata concentrazione di acidi grassi monoinsaturi, tra cui l’acido oleico consentono un veloce assorbimento a livello intestinale, stimolando la produzione della bile necessaria per le funzioni digestive.
3.     Tutti i grassi di tipo vegetale sono simili dal punto di vista dietetico-nutrizionale.
FALSO!
L’olio di palma e di cocco nascosti molto spesso sotto la dicitura “grassi vegetali” riportata sull’etichetta del prodotto, sono ricchi di acidi saturi tipici del mondo animale, pertanto la generica dicitura “grassi vegetali” non garantisce la qualità nutrizionale del prodotto.
4.     L’olio di semi è più adatto per la frittura.
FALSO!
L’olio extravergine di oliva resiste meglio alle alte temperature, anche se certamente costoso. Infatti, resiste a temperature molto elevate senza bruciare e quindi senza produrre composti tossici. Tra tutti gli oli di semi il più adatto alla frittura è quello di arachide.
5.     La padella è un tegame adatto per friggere.
FALSO!
La forma larga e bassa del recipiente fa si che l’olio contenuto abbia un’ampia superficie di contatto con l’aria, ossidandosi rapidamente. E’ preferibile utilizzare un recipiente stretto e profondo (es. friggitrice).
6.     L’olio d’oliva scaduto è dannoso alla salute.
FALSO!
Non è dannoso, ma presenta caratteristiche nutrizionali inferiori e può presentare caratteristiche organolettiche non gradevoli.
7.     L’olio extravergine d’oliva fa bene alla salute.
VERO!
L’olio di oliva protegge cuore ed arterie, rallenta l’invecchiamento cerebrale, previene l’arteriosclerosi, abbassa il livello di colesterolo “cattivo” (LDL) e incrementa il colesterolo “buono” (HDL), detto “spazzino delle arterie”. Inoltre, protetto dagli acidi grassi monoinsaturi di cui è ricco l’olio extravergine d’oliva, previene l’insorgenza di tumori,  il deterioramento delle cellule ed esercita un’azione preventiva contro i processi infiammatori.

8.     La qualità di un olio extravergine di oliva è determinata esclusivamente da fattori naturali.
FALSO!
Anche i fattori antropici, identificabili con le pratiche colturali dell’olivo e la conservazione delle olive prima della molitura, influiscono in maniera determinante sulle caratteristiche dell’olio, per cui la qualità nasce in campo e viene preservata in frantoio al 50%.
9.     L’aceto è un prodotto adatto per detergere i recipienti utilizzati per la conservazione dell’olio.
FALSO!
E’ da evitare tale tipo di prodotto perché lascia facilmente odore che è prontamente assorbito dall’olio. Le migliori sostanze da usare per la pulizia ed il lavaggio sono la soda caustica o un detersivo senza profumi opportunamente diluiti in acqua calda. E’ importante poi sciacquare abbondantemente ed asciugare accuratamente. Vedi utilizzo dell’acido citrico
10.           Un chilogrammo di olio è più di un litro di olio.
VERO!
Il peso specifico dell’olio a 15°C è di 0,915-0,919 (Kg/m3). Pertanto, un litro di olio ha un peso di 915-919 g.

ALCUNE RISPOSTE ALLE DOMANDE PIU’ FREQUENTI
Quali sono i recipienti più appropriati per conservarlo?
Sicuramente il vetro è il migliore materiale, in particolar modo bottiglie di colore scuro per evitare il contatto con la luce. La latta non è molto indicata per una conservazione che va oltre i due mesi; infatti è buona norma una volta acquistato dell’extravergine in latta, riporlo in delle bottiglie di vetro scuro. I recipienti non devono essere mai lasciati semipieni per evitare innesti ossidativi a carico dell’olio.

Come ci si rende conto di aver acquistato un ottimo prodotto?
Ci si rende conto di aver acquistato un prodotto di grande qualità sia all’esame olfattivo ovvero avvertendo quei sentori quali erba, fruttato, pomodoro, carciofo, ecc. che all’esame gustativo ovvero assaporando in bocca tutte quelle note che possono battere sull’amaro piuttosto che sul dolce o il piccante. E’ nell’avvertire tutte queste sfumature che solo un grande olio può dare per rendersi conto di avere a che fare con un prodotto di qualità.

Il prezzo è un indice guida per acquistare un prodotto di qualità?
Bisogna stare molto attenti quando in commercio si nota un olio extravergine con un prezzo piuttosto basso. Basti pensare che un olio di qualità ovvero fatto da determinate olive ed estratto e poi conservato in un certo modo, al produttore non costa meno di 5,00 € al litro. Il basso prezzo nella GDO è dovuto principalmente al “taglio*” dell’olio,  usato dai grossi produttori che utilizzano oli provenienti dalla Spagna, Grecia e Tunisia di costo e qualità inferiore, con requisiti nutrizionali pressoché simili ad un olio extra vergine, con un sapore appiattito e standardizzato che assicura solo la costanza del marchio.
*Cioè un olio che ha un grado di acidità superiore a 0,8% può essere tagliato con un altro che abbia un grado inferiore in modo da non superare lo 0,8% finale.

Ci sono delle regioni in Italia che offrono una produzione qualitativamente migliore?
                  Assolutamente no. Ogni regione è in grado di offrire degli oli con peculiarità
                  caratteristiche differenti dalle altre. Purtroppo gli oli di cattiva qualità si possono
       trovare ovunque così come in ogni regione è possibile trovare oli di grande qualità.

              L’aspetto velatura o torbidità dell’olio rappresenta una garanzia di
               genuinità?
               (Succede quando l’olio non viene filtrato ma lasciato alla sola decantazione naturale per
                   liberarsi dai residui solidi)
                   Può essere un pregio perché contiene in un primo momento maggiori quantità di
                  composti aromatici e antiossidanti se acquistato direttamente al frantoio e consumato in
                  brevissimo tempo. Un difetto perché le sostanze in sospensione trasportando anche
                  infinitesime quantità di acqua e di enzimi lipolitici determinano un rapido decadimento
                  delle qualità dell’olio sviluppando processi fermentativi che causano difetti sensoriali di
                  morchia e di riscaldato. L’olio filtrato-limpido si conserva molto più a lungo
                  “serbevolezza”, fino a 9-12 mesi, non subendo alterazioni nei suoi profili sensoriali.